PROGETTI E RICERCHE IN CAMPO ARCHEOLOGICO

Ricerche sul popolamento tardo neolitico e prime età dei metalli nel territorio di Montebelluna 

Il Progetto Archeogeo, dal 2007, ha permesso ai ricercatori di aggiornare le nostre conoscenze sulle frequentazioni preistoriche nel montebellunese e in un certo senso monitorarle fin dal Paleolitico superiore. Gli archeologi hanno rinvenuto in quest’area migliaia di manufatti preistorici, anche se non tutti databili con precisione, dimostrando un possibile incremento delle frequentazioni tra il Neolitico ed Enolitico (VI-III millennio a. C). I materiali recuperati in località come Capo di Monte, il Montello (Le Campagnole, Nervesa della Battaglia, Panerola), Caerano (Le Rive), Cornuda (Valle San Lorenzo) fin dagli anni ’70 appartengono in buona parte ad un’industria litica di selce scheggiata, salvo alcuni frammenti ceramici. Il fatto che la materia prima sia di probabile derivazione alpina e prealpina rafforza le ipotesi che la conformazione del territorio abbia influito pesantemente sulla frequentazione di queste aree in età preistorica: la presenza di diversi ecosistemi adatti alla sopravvivenza (disponibilità di approvvigionamento di materie prime utili alla scheggiatura e un terreno adatto alle prime rudimentali forme di agricoltura) la pianura veneto-friulana, la presenza di diverse alture che meglio permettevano il controllo della zona e soprattutto la presenza del fiume Piave, una probabile via di comunicazione tra la pianura e l’area prealpina. A questo proposito il progetto di ricerca “Montebelluna Selce” ha individuato sul Monte Doc (Segusino, tra le province di Treviso e Belluno) già dal 2001, grazie alle concessioni della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e alle indagini dell’Università degli Studi di Ferrara, un’area a cielo aperto di raccolta della selce e poco lontano “un’officina” di prima lavorazione di quest’ultima, probabilmente tra il Neolitico e l’Età del Rame.

-L’area del trevigiano è stata attraversata per secoli da gruppi umani di cacciatori\raccoglitori e più tardi anche allevatori\agricoltori (vista la presenza di un terreno molto fertile). Una così alta frequentazione può essere dovuta, secondo alcuni ricercatori, anche alla sua posizione geografica che la vede all’intersecarsi di due assi di comunicazione: Nord\Sud (il Piave) Est\Ovest (a pianura veneto-friulana). (immagine che comprenda le aree di Montebelluna, del Montello, del Piave e della prima fascia dell’area prealpina)

-Grazie alla litoteca Cesco Frare- Brazzuol (95 campioni in selce dalle aree di Bassano del Grappa, Belluno, Conegliano, e Pieve di Cadore) donata al Comune di Montebelluna nel 2014 è possibile notare come la selce varia di qualità in qualità. Una delle tipologie utilizzabili per la produzione di manufatti è il Biancone (Maiolica), che gli artigiani preistorici erano in grado di riconoscere a vista. Una selce invece di qualità scadente ma facilmente reperibile è la Scaglia Variegata Alpina. (immagine litoteca, campioni di selce) (da “De rerum natura. Quaderni del Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna”)

-Nel III settore di scavo sul Monte Doc sono stati rinvenuti ben 1258 reperti (percussori, raschiatoi, lame) un’altissima quantità di schegge e scarti della lavorazione del nucleo lasciati sul posto. Gli obbiettivi di produzione erano preforme a ritocco foliato bifacciale ed estrazione di supporti lamellari, probabilmente utilizzati come oggetti di scambio con altri gruppi. L’alta concentrazione di selce permetteva forse agli artigiani di scartare o lasciare incompleti anche molti manufatti estratti dal nucleo. Sicuramente si trattava però solo di una zona di transito e non di insediamento. (immagine scavo e di una selce preforme a ritocco bifacciale) (da “De rerum natura. Quaderni del Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna”)

-Presso la Collina Montebelluna, località Capo di Monte (come nelle altre località limitrofe di Caerano- le Rive, Biadene ed il Montello) sono stati trovati nuovi esemplari di pugnali litici (in selce). In questo caso abbiamo un frammento di forma sub-triangolare allungata a cui manca però parte della punta. Questo modello ha subito due ritocchi (il secondo più marginale) bifacciali. (immagine 1 da “Preistoria e Protostoria del Veneto. Nuovi esemplari di pugnali litici dalla collina di Montebelluna e dal Montello.”)